I guardiani di elefanti in India
hanno un modo molto semplice per evitare che i loro bestioni scappino via: li
legano con una cordicella ad un piolo di legno. Non è difficile rendersi conto
che qualsiasi elefante cresciuto potrebbe trascinare via corda e piolo senza
nessuno sforzo. Però non lo fanno. Perché da piccoli venivano legati allo
stesso modo ed allora la corda ed il piolo erano sufficienti a trattenere
“fisicamente” il cucciolo. Quello che l’elefantino imparava in quel momento
(non si può scappare dalla corda) lo avrebbe portato con se anche da adulto. E
l’elefante adulto non è quindi trattenuto dalla corda, ma dal suo sistema di
credenze.
Tutti noi abbiamo un passato
fatto di famiglie, esperienze, formazione, stimoli, persone diverse. Questo
insieme di stimoli crea le nostre “credenze” e le credenze possono essere viste
come il nostro, invisibile, processore interno. La lente attraverso la quale
vediamo il mondo. Il problema è che naturalmente non siamo portati a mettere in
discussione questa lente. Il risultato potrebbe essere che non “sperimentiamo”
il mondo in modo da massimizzare il nostro benessere, la nostra felicità ed
armonia. Ricerche recenti sulla percezione hanno dimostrato come, quando siamo
concentrati molto su qualcosa, tendiamo a non vedere “fisicamente” quello che
ci sta attorno (vedi anche il post precedente). Se la nostra lente (e quindi il
nostro sistema di credenze) è sintonizzato sulle difficoltà, le iniquità e le
storture del mondo finiremo quindi per accorgerci solo di quello che non
funziona. Il che rafforzerà ulteriormente le nostre credenze che diventano a
questo punto “limitanti” e che influenzeranno non solo la nostra percezione ma
come diretta conseguenza il nostro modo di comportarci. Se ad esempio abbiamo
una credenza che dice che gli errori e il fallimento sono il male assoluto,
eviteremo molte esperienze che potrebbero farci crescere ed apprendere, proprio
perché per costruire nuove abilità è inevitabile, quasi auspicabile, sbagliare
e fallire.
In sintesi
non è necessariamente la realtà a modellarci ma è la lente
attraverso cui la nostra mente vede il
mondo che modella la nostra realtà. E se possiamo
cambiare quella lente, non solo possiamo controllare la nostra felicità ma possiamo
cambiare anche i risultati che abbiamo nelle varie attività in cui
ci misuriamo.
Come fare però ad influire su quel misterioso processore
interno? E’ possibile lavorare e modificare il nostro sistema di credenze? Per fortuna si. Riprenderemo il discorso più avanti.