domenica 17 febbraio 2013

Elefanti e credenze limitanti



I guardiani di elefanti in India hanno un modo molto semplice per evitare che i loro bestioni scappino via: li legano con una cordicella ad un piolo di legno. Non è difficile rendersi conto che qualsiasi elefante cresciuto potrebbe trascinare via corda e piolo senza nessuno sforzo. Però non lo fanno. Perché da piccoli venivano legati allo stesso modo ed allora la corda ed il piolo erano sufficienti a trattenere “fisicamente” il cucciolo. Quello che l’elefantino imparava in quel momento (non si può scappare dalla corda) lo avrebbe portato con se anche da adulto. E l’elefante adulto non è quindi trattenuto dalla corda, ma dal suo sistema di credenze.

Tutti noi abbiamo un passato fatto di famiglie, esperienze, formazione, stimoli, persone diverse. Questo insieme di stimoli crea le nostre “credenze” e le credenze possono essere viste come il nostro, invisibile, processore interno. La lente attraverso la quale vediamo il mondo. Il problema è che naturalmente non siamo portati a mettere in discussione questa lente. Il risultato potrebbe essere che non “sperimentiamo” il mondo in modo da massimizzare il nostro benessere, la nostra felicità ed armonia. Ricerche recenti sulla percezione hanno dimostrato come, quando siamo concentrati molto su qualcosa, tendiamo a non vedere “fisicamente” quello che ci sta attorno (vedi anche il post precedente). Se la nostra lente (e quindi il nostro sistema di credenze) è sintonizzato sulle difficoltà, le iniquità e le storture del mondo finiremo quindi per accorgerci solo di quello che non funziona. Il che rafforzerà ulteriormente le nostre credenze che diventano a questo punto “limitanti” e che influenzeranno non solo la nostra percezione ma come diretta conseguenza il nostro modo di comportarci. Se ad esempio abbiamo una credenza che dice che gli errori e il fallimento sono il male assoluto, eviteremo molte esperienze che potrebbero farci crescere ed apprendere, proprio perché per costruire nuove abilità è inevitabile, quasi auspicabile, sbagliare e fallire.

In sintesi non è necessariamente la realtà a modellarci ma è la lente attraverso cui la nostra  mente vede il mondo che modella la nostra realtà. E se possiamo cambiare quella lente, non solo possiamo controllare la nostra felicità ma possiamo cambiare anche i risultati che abbiamo nelle varie attività in cui ci misuriamo.
Come fare però ad influire su quel misterioso processore interno? E’ possibile lavorare e modificare il nostro sistema di credenze? Per fortuna si.  Riprenderemo il discorso più avanti.