domenica 5 gennaio 2014

Il caro vecchio Maslow ed il ruolo del manager


C’è solo una cosa peggiore di far crescere le tue persone e farle andare via: non farle crescere e costringerle a restare. Zig Ziglar
La piramide dei bisogni di Maslow è molto nota. Secondo la sua teoria bisogni e motivazioni hanno lo stesso significato e si strutturano in gradi, connessi in una gerarchia di prepotenza relativa; il passaggio ad uno stadio superiore può avvenire solo dopo la soddisfazione dei bisogni di grado inferiore. Ora in qualità di manager si è in grado di avere influenza ed effetto su almeno tre livelli della piramide stessa. Sicurezza, Appartenenza, e Stima. Al primo livello corrisponde appunto la “sicurezza” almeno relativa del poter mantenere il proprio posto di lavoro, di avere davanti una possibile percorso di carriera ed anche temi come una eventuale assicurazione sanitaria o la possibilità di avere un sano worklife balance. Il livello successivo, quello di appartenenza, è relativo al fatto che le persone vogliono sentirsi parte di una squadra, dove collaborazione, cameratismo e rispetto reciproco sono importanti. E si ha la sensazione di stare contribuendo a qualcosa di importante meglio ancora. L’ultimo livello è la stima. Le persone vogliono giustamente avere la sensazione che il loro contributo è importante, che i loro meriti sono riconosciuti, e vogliono sentire di stare crescendo, diventando migliori.  Bene, un manager dicevamo può avere un effetto molto forte su questi tre livelli. E l’effetto può essere positivo o terribilmente negativo. Bastano poche semplici mosse se ci pensiamo bene per distruggere questi tre livelli di motivazione. Ecco alcuni esempi:
  • Creare un clima di incertezza e paura per il futuro come leva per una maggior produttività
  • Non mantenere le promesse
  • Stimolare la competizione all’interno di team che dovrebbero operare in sinergia
  • Non riconoscere sforzi e risultati raggiunti dai collaboratori
  • Essere poco chiari su obiettivi e senso dei compiti assegnati
  • Non creare percorsi di sviluppo e carriera per le persone
Il problema è che quando una persona è frustrata nei suoi bisogni fondamentali  è molto in crisi. E no solo ha una produttività più bassa ma è anche altamente infedele e lascerà l’azienda alla prima occasione. Anche se l’azienda è di successo ed interessante a molti livelli è il manager in questione il punto di riferimento. Le persone devono lavorare innanzitutto con i propri colleghi stretti e con il capo. Ed è lui che lasciano, non l’azienda, quando decidono di cambiare lavoro.