sabato 14 ottobre 2017

Agile Learning e piccoli prestigiatori


Immaginate di essere un prestigiatore dilettante ed aver imparato un semplice trucco. Ora mostrate il trucco ad un adulto: se riuscite ad imbrogliarlo vi chiederà come avete fatto. Di fronte al vostro rifiuto se ne andrà scocciato. Provate ora a farlo vedere ad un bambino. Meravigliato anche lui vi chiederà spiegazioni ma, di fronte al vostro rifiuto, vi strapperà di mano il mazzo di carte e caparbio e testardo proverà a rifare il trucco (senza per altro aver capito nulla). Ora paradossalmente uno degli elementi dell’Agile Learing è proprio in questo diverso atteggiamento ed è un campo in cui il piccolo prestigiatore supera di gran lunga l’adulto in termini di atteggiamento e velocità. Ma facciamo un passo indietro.

Quando usiamo la parola agilità pensiamo al movimento: velocità, flessibilità, fluidità. Ed è esattamente quello che ci si aspetta oggi dalle persone al lavoro. Le organizzazioni sono ormai in costante cambiamento, almeno quelle che contano di mantenersi competitive, e pare che circa il 60% delle aziende sperimenti almeno tre cambiamenti importanti ogni anno. Per star dietro a questo stato di cose è importante che le persone si adattino velocemente imparando quello che c’è da imparare altrettanto velocemente. Peccato che per molti questa sfida risulta difficile, frustrante e a volte insormontabile.

Perché? E qual è la strada per l’ormai indispensabile “agile learning”?
Tralasciamo le considerazioni relative alle resistenze intrinseche di cui si è parlato molto: le persone sono naturalmente resistenti al cambiamento ed imparare costantemente porta fuori dalla zona di comfort ed è stressante e stancante.
Veniamo invece al come. Qual è l’atteggiamento giusto?
Secondo me possiamo imparare molto dai bambini e sfruttare i principi di una pratica strategica di vitale importanza ormai molto negletta e trascurata: il gioco.

Veniamo ad un altro esempio. Riceviamo un nuovo computer con installato un nuovo software per il montaggio video. L’adulto medio se non è un addetto ai lavori o se non ha un interesse specifico non lo aprirà nemmeno. Chi ha interesse cercherà qualcuno che gli insegni ad usarlo e comunque troverà le spiegazioni difficili: magari prenderà un sacco di appunti ma al momento di farlo funzionare non sarà comunque capace. Un giovane ( o un agile learner ) invece lo aprirà e comincerà a trafficare, senza sapere bene cosa fare, aprendo finestre, cliccando qua e la, provando e giocandoci. Totale: dopo poco tempo chi ci ha giocato saprà farlo funzionare, tutti gli altri no. Perché? Molto si è detto sul “gioco” come ambito creativo e di apprendimento: giocare  ci pone in uno stato in cui fallire non è preoccupante ma divertente  ed inoltre ci pone in uno stato mentale di libera esplorazione senza l’ansia della performance. Ed è in questo stato che apprendiamo. Provando, facendo e sbagliano con gioia in un ambiente rilassato e informale.

Di fronte ad una nuova sfida, software, comportamento dovremmo quindi tutti fare come il piccolo aspirante prestigiatore: afferrare il mazzo di carte e cominciare a provarci, anche senza avere una chiara direzione. Prima o poi il trucco riuscirà e ci saremo divertiti nell’impresa.