La bellezza salverà il mondo”. F. Dovstoveskij
Grazie
alla scoperta dei neuroscienziati di Parma, oggi sappiamo che nel nostro
cervello c’è una particolare classe di neuroni che funziona per imitazione. I
neuroni specchio entrano in gioco nell’osservazione del comportamento degli
altri, attivandosi come in chi esegue l'azione. Per esempio, se guardiamo una
persona che beve una bibita dissetante, ecco che nel nostro cervello si
attivano le aree necessarie a compiere esattamente quel gesto, anche se noi poi
non lo facciamo. Qualcuno, grazie a questo effetto, riesce persino ad avvertire
la sensazione di fresco nella sua bocca. Questi neuroni, quindi, riflettono,
come uno specchio appunto, quello che vedono accadere nel cervello altrui. La scoperta
della presenza di queste cellule anche in aree cerebrali diverse da quelle
deputate al solo movimento, offre la possibilità di compiere un nuovo salto in
avanti nella conoscenza del complesso meccanismo biologico alla base del
comportamento sociale dell’uomo e della sua interazione con l’ambiente. In
quest’ambito è stato indagato il rapporto tra neuroni specchio e opere d’arte,
osservando cosa accade ad esempio nel cervello di chi si trova di fronte a una
statua classica greca: le opere greche attivano i neuroni specchio
dell’empatia, che è quella capacità di condividere e compartecipare le emozioni
dell’altro. La bellezza renderebbe, in particolare, più forte l’empatia di chi
la guarda: avrebbe il potere di generare altra bellezza.
Come
potremmo utilizzare praticamente e in modo vantaggioso questo meccanismo? Non
essendo, ahimè, tutti artisti e non potendo quotidianamente dilettarci nel
tentativo di diventarlo, o di realizzare opere d’arte, cosa ce ne possiamo fare
di questa scoperta? Un aiuto arriva dall’affermazione di Lev Tolstoj “non si
tratta di rincorrere la bellezza, quanto di cercare quello che dà come conseguenza la bellezza”. Come possiamo promuovere il bello nel
nostro agire quotidiano, all’interno delle nostre organizzazioni? Quali parti attive di un eco sistema che anche da noi dipende ed
è influenzato, ci
chiediamo mai quali sono i nostri comportamenti che hanno come conseguenza la
bellezza? Rifacciamoci agli antichi, secondo i quali il concetto di bello era legato al vero e al buono. In questo
senso potremmo, ad esempio, interrogarci su quanto ci sia di vero e di buono nelle nostre interazioni
con i clienti, con i colleghi, con i collaboratori, con i superiori. Come
contribuiamo a rendere migliore il nostro contesto, l’ambiente che animiamo
ogni giorno con la nostra presenza? Cosa succederebbe se ciascuno di noi ogni
giorno, praticasse quel po’ di bellezza?
Alessandra Giardiello