martedì 22 gennaio 2013

“Frequency illusion” e la nascita dei pregiudizi



Se stiamo pensando di comprare una nuova auto ed abbiamo in mente un modello specifico, improvvisamente vediamo proprio quel modello dappertutto per le strade. Se stiamo per avere un bambino cominciamo a vederne ovunque e se abbiamo appena finito una relazione pare che ogni canzone non faccia che parlare d’amore. Magia? Assolutamente no, si tratta infatti di un fenomeno chiamato “frequency illusion”. La verità è infatti che siamo sommersi di informazioni di ogni tipo quotidianamente ma noi notiamo, anzi “vediamo” solo quelle che riguardano qualcosa che abbiamo consciamente in cima ai nostri pensieri. Fino a qui sembra un fenomeno curioso e per nulla pericoloso.
In realtà questo fenomeno è alla base dei nostri pregiudizi. Se per esempio ( per altro è una situazione molto frequente ) abbiamo preso una fregatura da qualcuno che ci ha imbrogliati o manipolati cominceremo grazie al fenomeno precedente a sentire da amici, a vedere in tv, a leggere sui giornali decine di casi in cui altre persone sono state imbrogliate e manipolate.  L’effetto? La nascita (se già non c’era) e soprattutto il consolidamento di una forte opinione: non ci si può fidare del prossimo. Se questa convinzione diventa importante non faremo che vedere il mondo attraverso questa lente confermando sempre più la nostra opinione. E perdendo di vista con costanza tutti i dati e le situazioni che invece contrastano con l’opinione stessa.

In sintesi le nostre opinioni non sono il risultato di anni di analisi razionale ed obiettiva. Invece le nostre opinioni sono il risultato di anni in cui abbiamo costantemente prestato attenzione alle informazioni che confermavano quello in cui già credevamo ignorando selettivamente e costantemente tutte le informazioni che mettevano in discussione le nostre nozioni preconcette. A me sembra una constatazione molto importante su cui dovremmo tutti riflettere a lungo.

venerdì 4 gennaio 2013

Un buon proposito per il 2013: liberarsi dai “molestatori emotivi”



Una volta ho conosciuto una persona completamente sconvolta perché la sua azienda avrebbe fisicamente traslocato. Non in un’altra città ma a pochi KM dalla vecchia sede. In una zona tra l’altro servita dalla metropolitana (mentre la vecchia sede non lo era). La persona era imbufalita e mi confidava che avrebbe fatto di tutto per cambiare lavoro…quei pochi km di distanza gli rovinavano la vita. “Perché non vieni in metropolitana allora?”. Non lo avessi mai detto. La metropolitana puzza, è piena di extracomunitari e di brutta gente…non se ne parla. E più parlavamo più la persona si infuriava e protestava: un vero fiume in piena di negatività. Un esempio di resistenza al cambiamento sicuramente, ma forse qualcosa di più…una sorta di autocompiacimento nella lamentela.

Perché dobbiamo ammetterlo: lamentarsi, protestare e criticare è bello. Secondo certi psicologi gratifica il nostro ego e ci fa prendere le distanze dalla responsabilità. E va bene. Ogni tanto ci vuole ed è umano, umanissimo. C’è però chi ne è diventato completamente dipendente ed esagera, come la persona descritta in precedenza. E dalla mattina alla sera non fa che rovesciarci addosso tonnellate di recriminazioni, indignazioni, scocciature e proteste per questa o quella cosa (o persona ) che proprio non vanno bene. Queste persone sono certamente noiose. Ma c’è di più. Alcuni neuroscienziati hanno fatto ricerche ed hanno scoperto “che rimanere esposti alle continue lamentele di parenti, amici, colleghi e chi più ne ha più ne metta, ci rende più stupidi. È un discorso di neuroni e di ippocampo: se siamo impegnati ad ascoltare fiumi di parole e piagnistei, siano essi provenienti da persone in carne ed ossa o dalla tv, il nostro cervello comincia a perdere colpi e noi non siamo più in grado di risolvere i problemi di cui ci stiamo occupando.”

Un buon proposito allora potrebbe davvero essere quello di liberarci da questa scocciatura e a riguardo si trovano la tecniche più stravaganti come immaginarsi avvolti da una bolla in modo da isolarci energeticamente dal molestatore emotivo. Stranamente leggendo in giro pochi suggeriscono di confrontare direttamente il lamentatore seriale con un feedback bello chiaro e diretto. Come sempre l’idea non è quella di “punire” il nostro amico/collega negativo ma di aiutarlo. Innanzitutto a prendere consapevolezza di quale sia l’impatto del suo comportamento sugli altri, e quindi magari portarlo a riflettere sul modo che ha di affrontare la vita e le cose. Se subiamo passivamente senza il coraggio di reagire non ci prendiamo carico del nostro benessere psicofisico e non diventiamo forse anche noi complici di quell’allontanamento dalla responsabilità di cui è vittima il nostro “molestatore”?

E allora via, proviamo a fare pulizia di emozioni negative attorno a noi. Magari riusciremo a vivere un po’ più sereni, risolvendo meglio i problemi e magari intercettando qualche opportunità in più.