“Dovunque si guardi nella storia della cultura, si trovano le liste” Umberto Eco
Vi è mai capitato di sentire un piccolo pezzo di
una canzone e in seguito, magari per tutta la giornata, la stessa canzone ha
continuato a tornarvi in mente a strani intervalli? E se mai avete visto una
soap opera avete notato che ogni puntata tende a terminare in mezzo ad una
scena che non si conclude? Sono due facce di un meccanismo interessante che si
chiama effetto Zeigarnik e, oltre che con le canzoni e le soap operas, ha a che
vedere con il successo planetario delle famigerate “to do list”. Ma andiamo per
ordine.
Questo effetto è stato “scoperto” dalla psicologa
tedesca Bluma Zeigarnik grazie all’osservazione di un cameriere che riusciva a
ricordare un numero incredibile di ordinazioni fatte dai clienti fino al
momento di servirli. Dopo aver evaso le ordinazioni non ricordava più che
cosa aveva servito. La psicologa fece altri studi e in sintesi scoprì che un
compito incompleto, un attività lasciata a metà, crea una tensione psichica che
ci costringe a completare e concludere, impedendoci o se non altro rendendoci
molto difficile concentrarsi su altri processi mentali. Ecco perché le canzoni
lasciate a metà continuano a tormentarci, ecco perché siamo costretti a vedere
come “va a finire” la soap interrotta sul più bello. Ed ecco perché tanti
personaggi famosi e non della storia si sono molto seriamente appoggiati alle
to do list: in sintesi una volta che abbiamo scritto una cosa da fare il nostro
subconscio ci stressa inviandoci segnali che ci spingono a terminarla. A volte
ci frusta letteralmente per stimolarci a chiudere quello che abbiamo lasciato
aperto. Scoperte recenti hanno poi approfondito l’effetto Zeigarnik
evidenziando che i pensieri “disturbanti” che ci invia il subconscio non siano
volti a farci proprio terminare il compito in sospeso. Invece pare che il
subconscio chieda al conscio di fare un piano, visto che apparentemente non è
in grado di farlo da solo. E parliamo proprio di un piano con step specifici e
obiettivi SMART. Una volta che questo piano è fatto finalmente il subconscio
smette di tormentarci con i suoi “richiami” al completamento.
In ogni caso pare sia una cosa da accettare…siamo
uomini, siamo fatti così, dobbiamo chiudere i cerchi, mettere i puntini sulle
i. E o lo facciamo subito o almeno dobbiamo pianificare. Ed ecco perché le to
do list sono uno strumento usato dalla notte dei tempi (pare che le prime
risalgano ai Sumeri)…accendono questo strano effetto psicologico che ci
infligge la tortura dell’ansia da completamento. Non senza problemi però. Per
esempio è stato dimostrato che uno dei difetti delle to do list è cercare di
fare troppe cose assieme con conseguente conflitto di obiettivi. E quindi
maggior stress e problemi. Inoltre la to do list porta talvolta l’incapacità di interrompere un lavoro fino a
quando non l’abbiamo finito o l’incapacità di lavorare in multitasking a causa
dell’urgenza psicologica di affrontare un lavoro per volta.
Quale può essere una morale? Sicuramente quella di usare la to do list con parsimonia, limitandoci a pochi specifici elementi non in conflitto tra di loro. Fare diversamente ci condanna a subire le frustate del subconscio e ad intrappolarci con le nostre mani a sentire la “canzone” delle cose da fare in testa tutto il giorno.
Paolo Mazzaglia