Cominciamo con un esempio tragico: muoiono più
persone per attacchi di squalo o per essere state colpite da parti di aereo che
cadono? La risposta esatta è la seconda. Eppure se si chiede in giro è più
probabile che (a meno che non si giochi di psicologia inversa) si dia alla
prima tragedia il podio. Come mai?
La verità è che i media pubblicano più spesso
notizie di persone attaccate dagli squali di quanto pubblichino notizie di
persone colpite da parti di aeroplano. E quindi di fronte alla domanda noi
avremo magari vividamente in mente un esempio (con tutti i trucidi dettagli) di
dramma in mare che ci porterà a concludere generalizzando che le persone
sbranate sono di più di quelle colpite.
Normale? Forse. In realtà si tratta di un
fenomeno chiamato “availability heuristic” o “euristica della disponibilità”
ben conosciuto dalla psicologia.
Questo fenomeno fa si che le persone sovrastimino
l’importanza delle informazioni che hanno a disposizione, soprattutto quando si
tratta di esempi concreti.
Nel giudicare la probabilità di accadimento di un
evento le persone cercano di ricordare o generare mentalmente dei casi (esempi)
che possano dare loro delle indicazioni utili. Ed eventi vividi ci sembrano più
frequenti di quanto non siano nella realtà. L’esempio più tipico potrebbe
essere di qualcuno che sostiene che fumare non fa male, poiché suo nonno forte
fumatore ha vissuto fino a 100 anni. Una credenza che ignora la possibilità che
suo nonno fosse un “caso speciale”.
In che modo può questo fenomeno essere rilevante
per la vita aziendale? In molti modi. Innanzitutto per come influenza i
processi decisionali anche strategici. Ma a me viene in mente un esempio minore
su cui ho (per fortuna, altrimenti sarei vittima dello stesso fenomeno) più di
un esempio reale. Si tratta del momento in cui un manager tipico italiano,
quindi molto operativo e molto indaffarato nel quotidiano, deve redigere una
valutazione delle sue persone. La cosa lo appesantisce e lo infastidisce perché
durante l’anno “non ha avuto tempo” di stare ad osservare i comportamenti dei
suoi. Però l’HR pressa e qualcosa deve scrivere, e dopo un frettoloso colloquio
con l’interessato, attingendo alla sua memoria, verga una valutazione
complessiva dell’individuo basandosi…sull’unico esempio che ha in mente del
comportamento del medesimo. Se il nostro valutato ha la fortuna di aver “bucato
il video” facendo qualcosa di buono, ecco che la valutazione sarà positiva, se
più probabilmente l’esempio sarà relativo a qualcosa di sbagliato ecco che la
valutazione sarà negativa e i destini del nostro “valutando” saranno decisi da
un unico evento accaduto nell’anno. Come il caso di quello sfortunato che, di
norma puntualissimo, una sfortunata volta per motivi indipendenti dalla sua
volontà, arriva in ritardo proprio a quella riunione importante attirando le
attenzioni irose di tutta la sala. Bollato per sempre come non puntuale ed
impreciso.
Come evitare questo fenomeno psicologico?
Ovviamente ci vogliono tempo, energia, voglia. Per osservare i propri
collaboratori in modo consapevole durante tutto l’anno e farsi un opinione a
360° collezionando esempi concreti e resistendo alla tentazione di tirare le
conclusioni troppo in fretta. Altrimenti
saremo facile preda di questo ed altri fenomeni psicologici che vedremo che
eludono la nostra razionalità facendoci trarre conclusioni sbagliate.
Paolo Mazzaglia
Paolo Mazzaglia